Breve premessa
L’Internet 2.0 e l’avvento dei social media hanno complicato ulteriormente le questioni riguardanti la definizione e la regolamentazione del cyberspazio. Due questioni di estrema rilevanza sono ancora troppo opache: da una parte la circolazione di dati e informazioni personali, dall’altra il funzionamento degli algoritmi che definiscono le modalità di incontro tra cittadini nella moderna e digitale sfera pubblica.
Chi controlla chi ci controlla?
Risulta necessario la creazione di un libro mastro che tenga traccia dell’identità digitale di ogni cittadino e che ne tuteli la presenza all’interno del cyberspazio. In particolare, il libro mastro dovrebbe contenere un sistema di tracciamento delle transazioni informative tra utente e piattaforma, affinché i cittadini possano avere consapevolezza su chi possiede i loro dati, come questi vengono gestiti e con che finalità.

Non è sufficiente che il consenso sia “informato e completo” (GDPR), è necessario essere costantemente a conoscenza delle modalità di circolazione dei propri dati, in modo da poter esercitare il diritto all’oblio in qualsiasi momento e in modo selettivo. Esistono attualmente alcuni servizi in grado di sopperire parzialmente a questa mancanza, come ad esempio Weople. Risulta però dirimente demandare questa attività a un organismo pubblico e sovranazionale.
Se non stai pagando per qualcosa, non sei il cliente, sei il prodotto che viene venduto.
– Andrew Lewis
Gli algoritmi
Sarebbe inoltre importante istituire un organismo garante per il controllo degli algoritmi proprietari utilizzati dalle piattaforme private su cui sono presenti un numero rilevante di utenti attivi – ovvero di cittadini – e sulle quali circolano informazioni e dati sensibili tali da costituire un interesse nazionale. Essere a conoscenza degli algoritmi secretati dalle piattaforme rappresenta una precondizione per la salvaguardia della sfera pubblica. Per tutelare le piattaforme private da violazioni di segreti commerciali, l’organismo garante potrebbe essere strutturato in modo decentralizzato, con commissioni che non possono comunicare tra loro e con il compito di vigilare soltanto su specifiche parti di codice.
In conclusione
Quanto discusso qui sopra potrà sicuramente riusultare estremamente ambizioso e per certi versi utopistico. Non mancano però alcuni aspetti negativi e questioni problematiche che sicuramente un lettore informato si sarà posto. Per scongiurare che i nostri dati finiscano nelle mani di uno stato illiberale, o peggio, di uno stato totalitario, è necessario che non si crei alcun tipo di centralizzazione.
Le parole chiave sono quindi essenzialmente due:
- Da una parte la decentralizzazione della raccolta dei dati;
- Dall’altra la trasparenza della piattaforma e del codice sottostante.
Questo testo è una rielaborazione di un abstract di proposta di policy che ho redatto durante il Corso Annuale 2021/2021 della Scuola di Politiche. Il testo fa parte della fase di brainstorming del Progetto YounG-20, il think thank di SdP sul modello del T20, il think-tank del G20.